Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Concentrare ambulatori dei medici di famiglia: gli svantaggi taciuti

di il 29 Dicembre 2018 in sanità, tecnocrazia con Nessun commento

in questi giorni l’Azienda Sanitaria di Trento ha dato inizio a una riorganizzazione dei servizi di medicina di base di Trento Sud, concentrando le prestazioni in locali del Centro di viale Verona, Alcuni medici hanno aderito volontariamente, mentre altri medici di base, i più, sono obbligati a farlo per un certo numero di ore, evidentemente sottratte alla presenza nei loro ambulatori nei sobborghi.

Sui giornali si è data notizia del disaccordo del sindacato CISL, che raggruppa un buon numero di medici di base e di medici di guardia medica. E’ annunciato uno sciopero ricorrente a partire da gennaio. Il motivo dichiarato è la concorrenza sleale fatta dai medici che opereranno negli ambulatori di viale Verona rispetto agli altri , fruendo gratuitamente degli ambulatori.

Mi sembra utile considerare la riorganizzazione, decisa dalla precedente Giunta Provinciale, non solo dal punto di vista degli operatori, ma anche degli utenti. Viene vantata la possibilità di avere sempre un medico a disposizione per 12 ore al giorno (da estendere forse in futuro), ma si tace sui possibili svantaggi. Il primo è la diminuzione delle ore a disposizione degli assistiti da parte del medico di base nel suo ambulatorio situato in prossimità dell’utenza. Già ora, e da tempo, le ore non sono quelle con le quali era a disposizione il vecchio medico condotto, sempre contattabile e in caso di necessità reperibile. Se poi un medico di base deve essere presente in più sobborghi, le ore di disponibilità nel proprio sobborgo calano ulteriormente.
Per necessità fuori orario ci sono i medici di guardia, ma credo di dire una cosa della quale sono tutti consapevoli: il medico di guardia non conosce la situazione di tutti i pazienti e ciò crea disagio, in lui, ma soprattutto negli utenti. Concentrando gli ambulatori sul territorio, con presenza di altri medici diversi da quello proprio, anche se si tratta di medici di base e non di guardia, il disagio non cambia. Per certe terapie ricorrenti o continue basta una telefonata al proprio medico di base per ottenere la ricetta telematica che consente di curarsi. Lo si potrà fare con un medico che non conosce personalmente l’utente? Tra medico e utente si stabilisce un rapporto di reciproca fiducia; non è infrequente che il medico curante prolunghi il suo orario per non lasciare senza essere ricevuto uno dei suoi utenti (a volte le code sono lunghe), ma lo potrà fare il nuovo Centro collettivo, scadute le dodici ore di apertura?

Da ultimo inviterei a considerare anche il solo fatto logistico; dal medico di base vanno, più spesso di altri, persone anziane. Data la prossimità si muovono a piedi dalla loro casa all’ambulatorio, di solito posto in centro al paese. Come potranno costoro andare fino a viale Verona? Spesso servono non un autobus, ma due e poi per un anziano non è facile salire e scendere da un autobus. Possono anche chiedere di essere trasportati in auto da un familiare, ma i tempi di lavoro dei familiari non sempre lo consentono. Concentrare le localizzazioni dei servizi può forse ridurre i costi per l’Azienda Sanitaria, ma riversando maggiori costi sull’utente o comunque maggiori disagi. Mi chiedo perché la Giunta Provinciale prima e l’Azienda Sanitaria poi non abbiano consultato gli utenti prima di prendere decisioni di concentrazione dei servizi in nome di un orario ampliato. La nuova Giunta Provinciale potrebbe farlo. Un tempo esistevano forme istituzionali di consultazione degli utenti: perché non riattivarle?

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