Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Orsi in Trentino: egemonia cultura urbana

di il 16 Agosto 2015 in COMMERCIO con Nessun commento

 

su l’Adige  l’antropologo Duccio Canestrini afferma che l’orso non è nostro nemico e che i media avrebbero la colpa di alimentare “una paura irrazionale”. Ci sarebbero ben altri pericoli. Colpa delle popolazioni umane trentine sarebbe quella di non sapere più concepire “spazi naturali selvatici”. Giusto che vi siano “zone impervie, incolte, selvagge e potenzialmente pericolose per i frequentatori disinformati”. Anacronistico sarebbe per Canestrini pensare alle esigenze di “economie di sussistenza (agricoltura di montagna e pastorizia)”.

Quanto l’antropologo Duccio Canestrini esprime rappresenta, a mio avviso, un esempio, fin troppo evidente, del modo di pensare proprio di una cultura urbana sofisticata (non quella popolare) che vuole arricchire la sua esperienza nel tempo libero con il piacere di avere, a portata di fine-settimana, la possibilità di visitare “spazi naturali selvatici”, aree pericolose. Canestrini critica giustamente un Trentino “Disneyland”, ma lui propone solo di aggiungere al Trentino Disneyland un settore “selvaggio” per frequentatori “bene informati”.

Nel Trentino vi sono cultori di tale modo di pensare, specie tra gli intellettuali urbani, ma la maggior parte della gente è di avviso opposto. Vi sono i tanti che nel bosco, anche incolto e selvaggio, vogliono andare per raccogliere funghi o altri frutti selvatici o semplicemente per godere la natura, senza timori di grossi pericoli (il pericolo del morso di vipera si può affrontare con il kit apposito antiveleno) e vi sono i non molti, ma non pochissimi, che praticano l’agricoltura e la pastorizia di montagna. Api negli alveari, pecore, capre, asini, vitelli e manze usano la flora delle aree marginali di montagna: fanno un servizio alla collettività e soddisfano desideri atavici di produrre per il piccolo consumo a Km 0; senza contare le greggi dei pastori, i quali continuano in un duro mestiere che li occupa per tutto l’anno. Perché giudicare anacronistiche le esigenze di questi cittadini? La Provincia paga i danni, ricorda Canestrini. E ancora una volta emerge la cultura urbano-industriale: tutto si misurerebbe, per questa, in denaro. Basta pagare. Il rapporto uomo-animane allevato è visto da questa cultura, che Canestrini esprime, come solo strumentale: in fondo l’avversione all’orso si spiega solo con il desiderio di chi alleva di far ammazzare il suo animale in un macello. Basta pagare e tutto è risarcito. Evidente come manchi all’antropologo esperto delle “dinamiche tra uomo e ambiente” la pur minima conoscenza del rapporto affettivo che si crea tra allevatore e animali allevati. Si curano le api, si allevano le capre e le pecore, anche per averne la produzione (miele, latte) e non solo per la carne. Ciascun animale è conosciuto, è stato curato. E’ l’allevamento industriale che rende del tutto strumentale il rapporto tra animale e allevatore, ma questo si svolge nelle stalle; l’orso o il lupo non fa ad esso problema.

Caro Direttore, finalmente anche i giornali “provinciali” hanno dato spazio alle preoccupazioni della gente, specie da quando un orso ha aggredito nei pressi di Cadine una persona. Spero che sia l’occasione anche di ripensare il rapporto tra cultura urbana di élites intellettuali e cultura popolare, per far apprezzare anche le ragioni di chi si dedica a tradizionali attività pastorali o di chi vuole passare momenti distensivi in montagna, che certo va salvaguardata da Disneyland, ma mantenuta percorribile senza grossi timori. Mia figlia scout ha dovuto spostare il campeggio dai pressi di Malga Brigolina in val Sarentino, in Alto Adige in nome del Disneyland “arricchito” che vorrebbe Canestrini. Io da molti anni allevo capre e asini e finora non ho avuto danni, ma li hanno avuti conoscenti, pur nel Trentino Orientale, meno esposto alla presenza dell’orso. Sinceramente non vedo ragioni sufficienti per sacrificare al “desideri” di persone come Duccio Canestrini, nel Trentino, in Italia e in Europa, un rapporto pacifico tra uomini di montagna e il loro ambiente. Cara Provincia e caro Ministro dell’Ambiente (UDC-Area Popolare): non vi pare giunto il momento di liberare la montagna alpina, la più antropizzata al mondo, da quella porzione di Disneyland rappresentata dagli spazi nei quali gli orsi danno l’emozione del pericolo e del selvaggio pericoloso? Conta di più chi ama queste emozioni, anche solo magari virtuali, oppure la gente che in quella montagna vive?

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