Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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l’Adige contro le donne che fanno figli

di il 20 Aprile 2023 in famiglia con 1 Commento



Egregio Direttore,

l’Adige di sabato 8 aprile pubblica con rilievo un articolo di Maria Teresa Fossati sulla denatalità, avvertendo che insistervi costituisce indirettamente un rimprovero alle donne che, per natura o per scelta, non fanno figli. Si tratta di un’osservazione da non trascurare, ma accompagnata da altre che mi appaiono fuori luogo. La più rilevante è che le donne che hanno avuto molti figli “non riuscivano a dare amore” …”incapaci di regalare al figlio un sorriso, di scambiare con lui indispensabili sguardi di affetto e di gioia”. Probabilmente l’autrice ha sofferto di una madre “snaturata” o è vittima di pregiudizio. Sono il primogenito di undici figli e direi il falso se la figura di mia madre fosse quella descritta dalla Fossati. Ci sono donne capaci di amare gli altri e donne che non lo sono e forse sono proprio quelle che per scelta non vogliono l’incomodo di un figlio o di un secondo o terzo figlio che hanno più difficoltà a donarsi all’altro. Mia moglie ha avuto nove figli, ma non percepisco da parte di alcuno dei miei nove figli carenze di affetto da parte della madre. Per le madri di un tempo “era irrilevante – scrive la Fossati – che fossero desiderati o no”. Certo che era irrilevante, per fortuna. Come si può pensare di amare meno un figlio perché è stato concepito senza “desiderio di averlo”. Quando uomo o donna in chiesa contraevano matrimonio veniva loro chiesto dal sacerdote se erano disposti ad “accogliere i figli che Dio vorrà loro concedere” e la risposta era un sì. L’apertura alla vita non era paragonata all’aquisto di un bene desiderato, ma era una disponibilità ad accogliere il frutto del rapporto d’amore. La sterilità vede insoddisfatta tale disponibilità, ma la fecondità richiede di essere accompagnata da responsabilità, in considerazione delle condizioni di salute, fisica e psichica, ed economiche dei genitori. La saggezza di Papa Montini è stata illuminata al riguardo con una sua lettera enciclica. E se le condizioni economiche e psicologiche lo richiedono, per non far gravare troppo il costo di curare ed educare i figli sui genitori, è giusto che i pubblici poteri, anche sostenendo iniziative di privato sociale, diano un aiuto. Lo prevede anche la nostra Costituzione, citando la particolare attenzione dovuta alla famiglie numerose. In Trentino era stata fondata negli anni Cinquanta l’Associazione delle famiglie numerose, divenuta poi Associazione Trentina delle Famiglie. Negli anni Ottanta si è aggiiunto il Sindacato delle Famiglie a livello nazionale. Non si adonti nessuno, se sterile, se c’è chi si preoccupa di sostenere la famiglia. Da ultimo la nota critica della Fossati sui “bimbi affidati a sorelle maggiori costrette a rinunciare a scuola e giochi per badare, in qualche modo, ai più piccoli”. E’ proprio sicura che le sorelle maggiori non siano cresciute più ricche di umanità nell’assumersi un ruolo di cura del fratellino o della sorellina per aiutare mamma e papà, anziché passare il tempo con videogiochi o altri passatempi? Ma vale anche per i fratelli maggiori. Il Centro Studi Rezzara di Vicenza molti anni fa mi chiese di scrivere un articolo sui vantaggi della famiglia numerosa. Non ci sono solo costi, ma anche vantaggi educativi, all’altruismo, alla responsabilità, al rispetto del fratello o della sorella di sesso diveso dal proprio, all’impegno alla collaborazione, alla disponibilità al sacrificio, a superare egocentrismi. Chieda la signora Fossati alcune valutazioni di figli unici sulla loro esperienza. E chieda dell’oppressione che a volte su uno o due figli grava per soddisfare le attese eccessive dei genitori nei loro confronti o al contrario di eccessiva accondiscendenza dei genitori per timore di contrariare il figlio nei suoi capricci, da quelli alimentari ad altri.

La denatalità è un impoverimento, è l’indicatore più facile e sicuro del declino delle civiltà. E per ora si cerca su supplire alle sue conseguenze negative importando figli nati da paesi a più alta natalità. Ma non basterà, come non bastò il rinsaguamento della popolazione dell’Impero romano conseguito con l’immigrazione di popoli di etnia germanica o slava. Invertire la rotta si può.

Renzo Gubert

NB l’Adige ha rifiutato la pubblicazione, nonostante l’articolista abbia offeso tutti coloro che, come me e mia moglie, vengono da una famiglia numerosa e hanno una famiglia con più figli. Ha pubblicato la lettera l’Agenzia giornalistica opinione cui dopo giorni l’ho inviata

1 Commento dai lettori

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  1. Giuliano ha detto:

    “…La denatalità è un impoverimento, è l’indicatore più facile e sicuro del declino delle civiltà…” concordo pienamente.
    E male fa l’Adige a non darle spazio.
    Grazie per questa sua ennesima bella testimonianza.
    Salve.

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