Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Archivio per Settembre, 2017

Università: opportunità di crescita della persona da offrire a tutti coloro che lo desiderano

di il 17 Settembre 2017 in servizi pubblici, università con Nessun commento

L’Adige di domenica 3 settembre dedica il titolo principale di prima pagina al problema del “numero chiuso” di ammissioni alle università, tornato all’attenzione pubblica a seguito di una sentenza del TAR del Lazio su un ricorso di studenti della Statale di Milano. A Trento si è sempre preferito parlare di “numero programmato”, in ragione della disponibilità di strutture didattiche adeguate.
Ricordo come a Sociologia a Trento, ancora Istituto Superiore (Universitario) di Scienze Sociali, per un anno furono addirittura bloccate le nuove iscrizioni, che nei primi anni raddoppiavano da un anno all’altro. Al blocco succedette l’anno successivo il “numero programmato”, per Sociologia senza gravi scompensi negli anni (nel frattempo si erano aperti nuovi corsi di laurea di Sociologia in molte università italiane).
L’esplosione degli accessi all’università ha poi condotto a introdurre con norma nazionale il “numero programmato” per medici, veterinari e architetti: la motivazione principale della programmazione era indicata nella necessità di raccordare il numero di laureati alla prevedibile quantità di sbocchi occupazionali. C’era un’esplosione di laureati e di studenti in medicina (e di architetti), candidati, si pensava, alla disoccupazione. Ricordo di aver partecipato a riunioni di sociologi delle diverse Facoltà di Sociologia italiane che tentavano di applicare il criterio degli sbocchi professionali anche nella programmazione degli accessi ai corsi di laurea in sociologia.
Poi è accaduto, esperienza diretta anche del Trentino, che non reperiscano più i medici necessari per alcune strutture sanitarie, che i calcoli programmatori orientati alla quantità di sbocchi professionali si siano rivelati errati. Come a suo tempo già sostenevo per i sociologi, non vi sono sufficienti conoscenze, né mai vi potranno essere, che consentano, in sistemi aperti e di libero mercato, di prevedere in modo attendibile, e per un periodo che non sia brevissimo, la domanda di determinati posti di lavoro. Lo potevano fare forse i sistemi socialisti di economia pianificata e centralizzata, ma non hanno saputo reggere la concorrenza dei sistemi di mercato.
Mi chiedo, poi, quanto giusto sia concepire l’università principalmente come canale di formazione per dei posti di lavoro, specie per i corsi di studi in scienze umane, ma non solo. L’istruzione fino ai più alti gradi è un bene in sé, per la crescita umana della persona. Vale indipendentemente dal fatto che poi si svolga un lavoro che utilizza spezzoni di istruzione avuta nelle istituzioni disegnate per la trasmissione e l’elaborazione delle conoscenze. Il fatto che in alcuni paesi si arrivi a quote elevatissime di laureati sta a testimoniare di tale valore, indipendentemente dal fatto che le conoscenze acquisite siano nella fisica, nell’astronomia, nell’economia, nella medicina, nella sociologia, nella psicologia, nel diritto, e così via.
Il problema aperto è quindi quello di come consentirea tutti coloro che desiderano “crescere in conoscenza” di poterlo fare, anche nelle apposite istituzioni se preferite all’auto-organizzazione della propria formazione (hanno tra l’altro anche il vantaggio del riconoscimento del valore legale del titolo di studio). Si tratta di scegliere la misura delle risorse (pubbliche e private) da destinare all’istruzione media e superiore, come si sceglie quella per altri servizi, da quelli sanitari a quelli per i trasporti e le comunicazioni. Se v’è una domanda inevasa di istruzione, il problema primo è quello di ampliare l’offerta, non di restringere la domanda. Sarà poi il sistema delle aziende pubbliche e private, o delle professioni, ad allocare in modo efficace ed efficiente le diverse persone ai vari ruoli lavorativi. E un operaio, un artigiano, un impiegato, un lavoratore dei servizi alla persona che abbia compiuto studi universitari è comunque, a parità di altre condizioni, una persona umanamente più ricca, per sé, per la famiglia, per la comunità, se quegli studi non avesse compiuto. Basta conoscere un po’ ciò che accade in paesi nei quali più i livelli di istruzione (di prosecuzione degli studi dopo l’obbligo) sono alti per convincersene.

Alcide Degasperi beatificato sull’altare laico della storia italiana; disturba ricordarlo come popolare e democratico cristiano?

di il 17 Settembre 2017 in partiti politici, religione, storia con Nessun commento

Il 19 agosto 1954 moriva a Sella di Valsugana Alcide Degasperi; molta l’emozione in Italia. Ogni anno il 19 di agosto, prima a Trento, poi a Borgo Valsugana (per un periodo nella chiesetta di Sella, vicino alla sua abitazione per le ferie) viene celebrata una Messa in suo suffragio, alla presenza di donna Francesca (finché è vissuta) e delle figlie e altri familiari. Il Centro Studi su Alcide Degasperi di Borgo da molti anni organizza un momento di ricordo di vari aspetti della vita di Degasperi come uomo, come cristiano, come politico. Negli anni Novanta la celebrazione era occasione anche per convegni con interventi di politici aventi un ruolo nazionale, promossi e tenuti da uomini che alle idee di Degasperi dichiaravano di ispirarsi: ricordo per esperienza diretta Rocco Buttiglione, leader prima del PPI e poi del CDU, l’eurodeputato SVP-PPE Michl Ebner, Pierferdinando Casini del CCD. In chiesa non mancavano mai altri esponenti di quella che era stata la Democrazia Cristiana, sia esponenti nazionali (ricordo più volte l’on. Castagnetti) che regionali, ex Presidenti di Regione e Provincia, ex Assessori, ex Consiglieri regionali, ex segretari e dirigenti DC.
Nel 19 agosto di quest’anno non ho visto nessun esponente di rilievo della DC, salvo Aldo Degaudenz, Presidente del Centro Studi che organizza gli eventi. C’erano alcuni ex DC, ma mancavano coloro che hanno avuto responsabilità politica e amministrativa. Mancavano alla Messa e mancavano anche alla bellissima rievocazione (sala piena) del ruolo di Degasperi negli anni della Prima Guerra Mondiale, specie a tutela dei profughi trentini nei territori dell’allora impero austro-ungarico, curata da Renzo Fracalossi e dal Club Armonia. Unico consigliere provinciale-regionale in carica presente alla Messa era Claudio Cia, fondatore del movimento Agire per il Trentino. Mi scuso se non ho visto altri presenti. La grande chiesa di Borgo era piena.
Mi sono chiesto le ragioni per le quali non si sente più il dovere di ex DC di partecipare; lo ha sentito più volte il vescovo della Diocesi di Trento, qualche anno lo hanno sentito anche dei cardinali, ma non i laici già impegnati in politica. Negli ultimi due anni Il vescovo Lauro Tisi è stato particolarmente incisivo nel ricordare le virtù morali di Alcide Degasperi.
Probabilmente una parte della risposta sta nelle celebrazioni che in nome di Degasperi vengono organizzate dalla Fondazione Degasperi di Trento a Pieve Tesino, da qualche anno il giorno precedente, il 18 di agosto. I relatori invitati sono di alto interesse e prestigio (il vertice raggiunto lo scorso anno con l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) ed è garantita l’attenzione dei mass-media anche nazionali. Salvo qualche fuggevole cenno, l’occasione di Pieve Tesino valorizza direttamente o indirettamente il Degasperi ministro, capo di Governo, non il Degasperi che cerca di tradurre nell’azione politica l’insegnamento sociale della Chiesa e soprattutto il suo essere cristiano, contribuendo anche in modo rilevante alla fondazione del Partito Popolare del Trentino (1905) (Unione Politica Popolare del Trentino nel 1904), alla conduzione del PPI dal 1919, alla fondazione e alla guida della Democrazia Cristiana poi. In breve l’iniziativa sostenuta dalla Fondazione e indirettamente dalla Provincia Autonoma ha “laicizzato” la figura di Degasperi, in linea con quanto la Provincia ha fatto istituendo anche il “Premio Degasperi”. Giusto e meritorio fare di Degasperi un patrimonio di tutti, anche di chi si riferisce o si è riferito a chi gli fu forte avversario in termini politici e culturali, ma ciò ha di fatto portato a svuotare la figura di Degasperi delle sue valenze personali religiose, quelle più profonde e che spiegano anche le sue azioni sul piano di governo della cosa pubblica. E chi fu del suo partito (e quindi “di parte”) si accontenta di questa beatificazione sull’altare laico della storia italiana.
Il precedente vescovo mons. Bressan celebrava la Messa del 19 agosto, ma l’enfasi sulle virtù umane e cristiane di Alcide Degasperi era tenue, consegnata per un po’ a mons. Armando Costa. L’attuale vescovo mons. Tisi, invece, non manca di sottolineare fortemente tali virtù. Ci si può chiedere perché allora non riavvia il processo per la beatificazione. Lo impone la coerenza. Chi gli ha parlato ha sentito fare riferimento alle riserve che provengono dall’Alto Adige. Mi pare impossibile che si subordini il riconoscimento delle grandi virtù umane e cristiane alla condivisione di scelte politiche attinenti alla popolazione di lingua tedesca del Sudtirolo. Non credo che lo possa fare il vescovo di Bolzano-Bressanone, ma tantomeno il vescovo di Trento. Fosse stata anche sbagliata la scelta di Degasperi al riguardo, avesse commesso anche un “peccato”, non mi consta che i santi proclamati dalla Chiesa non abbiano mai fatto errori e non abbiano mai commesso peccati. Cristiano esemplarmente impegnato, da cristiano, in politica: perché non procedere nella causa avviata da tempo?

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