Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Corpus Domini e chiacchere in chiesa, come si fosse a un teatro

di il 30 Dicembre 2019 in COMMERCIO con Nessun commento

La prossima festa del Corpus Domini, in Italia da tempo non più ritenuta degna di meritare un giorno di festa autonomo, di giovedì, mi suggerisce una riflessione sulla crescente disattenzione verso il “Corpo del Signore” presente sotto la specie del pane azzimo e posto nel tabernacolo.

E’ vero che da qualche anno si è ripresa l’usanza di portare in processione il “Corpo del Signore” nella sua festa spostata alla domenica, ma è anche vero che l’attenzione a tale forma reale di presenza di Cristo è rara, al di fuori della celebrazione eucaristica.

Il segnale è nel diffondersi anche nelle chiese trentine del chiacchiericcio nei minuti che, in chiesa, la domenica, si aspetta che inizi la messa. Non si pensa più che nel tabernacolo della chiesa è presente Cristo. Si chiacchiera con i vicini di banco, come se l’unica cosa che interessa sia l’inizio della messa da parte del sacerdote. Il Corpo di Cristo è ignorato e quel che più colpisce è che il clero o i religiosi presenti non richiamano più al silenzio attento e devoto. C’è un rito e non c’è altro. Quando ero giovane, tra i doveri degli aderenti al movimento Oasi, allora sostenuto dai responsabili della pastorale giovanile di Azione Cattolica, vi era quello di una visita quotidiana in chiesa al Santissimo Sacramento. Nessuno ne parla più, neppure come invito. La messa domenicale era anche in passato l’occasione per scambiare quattro chiacchiere, ma lo si faceva, tra uomini, sul sagrato o anche al bar della piazza cui si affaccia la chiesa. Al memoriale della passione, morte e resurrezione di Gesù di Nazareth si univa la manifestazione di una socialità comunitaria laica, ma si faceva fuori della chiesa. Ora si fa in chiesa. Si tratta certo solo di costume. In altri contesti, come ho visto in Uganda, la chiesa è luogo di ritrovo e di festa anche prima della messa. Ma nel nostro, cristiano da venti secoli, il senso della sacralità del luogo “chiesa” , anche e soprattutto per la presenza del Corpo del Signore, era sentito. Ora si sta perdendo. La chiesa è un luogo di riunione, e mi colpisce come sia diventato normale applaudire, a un funerale, a un canto ben fatto, a un matrimonio o a un battesimo. E il celebrante non di rado chiama l’applauso. Il rito è sempre meno fatto di mistero soprannaturale che chiama meditazione e sempre più un fatto solo sociale.
E’ troppo sperare che almeno nella nostra diocesi vi sia un invito a rispettare col silenzio la presenza misteriosa di Cristo e di Dio nella chiesa?

scritto 19 giugno 2019

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