Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Archivio per Luglio, 2018

Risposta a Aldo Collizzolli: il Trentino “minore”, “marginale” non va disprezzato

Al Direttore del Trentino,
grazie per il passaggio della penna (sperando che abbia finito la risata) per rispondere alla lettera di Aldo Collizzolli, pubblicata sul Trentino di domenica 13 maggio. Non è il primo, Aldo Collizzolli, a esprimere fastidio a me direttamente o ai direttori dei giornali locali per le mie prese di posizione su vari argomenti, mentre altri mi esprimono apprezzamento. Ho notato che in generale il fastidio è espresso da chi non condivide o non ha condiviso le mie scelte politiche (ed è il caso di Collizzolli), mentre l’apprezzamento viene da chi non le sente lontane dalla proprie oppure da chi ha vissuto i medesimi problemi da me evidenziati, ma senza avere deciso di esprimerli pubblicamente. Non sono mancati casi nei quali è accaduto il contrario.
Non so perché Aldo Collizzolli chiami in causa il mio essere sociologo. Ho sempre ben distinto il mio ruolo professionale di ricercatore e insegnante universitario da quello di persona che ha una vita anche al di fuori della professione: una grande famiglia, un’attività agricola marginale tendente all’autoconsumo, già amministratore locale, impegnato nell’associazionismo di ispirazione cattolica, particolarmente sui temi della famiglia e della vita, impegnato nella politica per alcuni anni (e marginalmente tuttora). I problemi sui quali scrivo solo raramente concernono la mia qualifica professionale (è avvenuto per es. anche con Lei, qualche tempo fa, in merito alla fondatezza dei risultati di certi sondaggi), mentre quasi sempre riguardano la vita normale di ogni cittadino. E sono spesso problemi che ho incontrato personalmente, ma che riguardano molti altri cittadini, specie quelli delle periferie rurali. Collizzolli li ridicolizza, ma forse perché non li ha mai sperimentati. Che ci siano bambini che devono soffrire della mancanza della loro madre per la soddisfazione di due maschi di essere due “padri” dello stesso bambino ottenuto pagando una o più donne, non mi pare un problema cui irridere. Che, senza base giuridica, si complichi la vita di chi usa delle stufe a legna, che uffici provinciali, dopo averti obbligato a cambiare una targa, ti diano quella sbagliata e ti obblighino poi a ripagarla per avere quella giusta, che chi regola le tariffe elettriche scarichi sugli utenti di energia elettrica oneri impropri assai maggiori di quanto dovuto per l’energia consumata, che chi ha un maso in montagna debba pagare l’onere per la raccolta delle immondizie che non viene fatta o che debba partecipare alle spese comunali per le strade (con l’IMU o imposte analoghe) quando le strade non ci sono o sono impercorribili, quando una persona alleva qualche animale usando pascoli marginali in montagna e debba sorbirsi le conseguenze di coloro che amano sapere che in montagna vivono orsi e lupi che si nutrono dei suoi animali (e si potrebbe continuare con i problemi), non mi pare che si tratti di fatti cui irridere. E di solito Lei, come suoi colleghi direttori di giornale, non lo fanno, anzi, contribuiscono a portare i problemi all’attenzione della generalità dei cittadini e dei responsabili.
Mi dispiace che per Aldo Collizzolli valga più il fastidio per il fatto che uno scrive spesso su argomenti diversi che il mettere in evidenza i problemi per sollecitare una loro soluzione. E poi ci si chiede perché la sinistra perda consensi. Spesso è rappresentata da politici da salotto, che dei problemi della vita quotidiana delle periferie non si interessa più.

Fisco in Italia: le spese per un figlio non sono detraibili se il figlio guadagna 8 euri al giorno

di il 28 Luglio 2018 in famiglia, fisco con Nessun commento

Il 23 luglio scade il termine di consegna, per i più, della dichiarazione dei redditi tramite il modello 730 e da anni viene in tale occasione in evidenza un problema, cui neppure per i redditi 2017, è stato trovata una qualche soluzione. Si tratta del limite di reddito oltre il quale un figlio non risulta più a carico dei genitori. Esso da anni è sempre di poco più di 2800 euri lordi all’anno (esattamente 2840,51). Se un figlio studente si è laureato bene, viene conteggiato ai fini di tale soglia, anche l’eventuale premio che spesso le casse rurali danno agli studenti meritevoli.
Chiunque abbia figli, capisce che con quella cifra un figlio continua ad essere a carico dei genitori anche se non vi sono spese straordinarie (sono meno di 8 euri al giorno). Ma il problema si fa molto più evidente se il figlio frequenta l’università: le tasse universitarie sono ovunque cresciute e se non vi sono situazioni di povertà, raggiungono alcune migliaia di euri all’anno anche nelle università statali, in dipendenza dell’università e dei tipo di corso di studi. Può capitare anche che il figlio abbia bisogno di cure del dentista; un apparecchio per correggere la posizione dei denti costa migliaia di euri. Possono servire medicine o visite specialistiche, che, per evitare i lunghissimi tempi di attesa del servizio pubblico in alcune specialità, devono essere a pagamento, se solo non si vogliono correre brutti rischi per la salute.
C’è qualcuno che può sostenere che con i pochi redditi che, stando alla legislazione fiscale, rendono un figlio non più a carico dei genitori, il figlio può non solo mantenersi, ma anche pagare le tasse universitarie e le spese mediche? Ovvio che a pagare gli oneri siano i genitori o uno di essi. C’è qualcuno che può dire che sia ragionevole impedire ai genitori che hanno sostenute tale spese di detrarle dai loro redditi? I figli non possono detrarre gli oneri perché non hanno sufficienti redditi (incapienza) e i genitori nemmeno, perché per legge tali figli non sono più fiscalmente a loro carico! Ma dove siamo? Il trattamento fiscale della famiglia in Italia è veramente scandaloso. E alla questione segnalata si aggiunge a un’altra assai più generale, quella della non considerazione della diminuzione di capacità contributiva derivante dall’avere delle persone a carico, qualunque sia il livello di reddito. A parità di reddito, avere più persone a carico diminuisce la capacità contributiva. Attualmente ci sono detrazioni per figli a carico, solo per redditi medio-bassi e comunque in misura non corrispondente ai costi effettivi di mantenimento. Il minimo vitale di ogni figlio o di ogni altra persona a carico deve essere considerato non imponibile: la progressività, qualsiasi sia la forma nella quale essa è realizzata, non può essere maggiore tanto più quanto più una famiglia ha più persone a carico; è contro in modo esplicito a un paio di articoli della Costituzione (su famiglie numerose e su imposizione fiscale commisurata alla capacità contributiva). Da decenni il problema è sollevato dalle organizzazioni familiari e da qualche parlamentare, ma si trova sempre il modo per evitare che tale ingiusta progressività venga corretta, facendo pagare di meno chi ha figli e di più a chi non ne ha. Non si tratta di aumentare il deficit, riducendo le entrate, ma solo di distribuire in modo giusto le imposte. Che il nuovo Ministro della Famiglia, Lega Nord, riesca a fare finalmente qualcosa? Inutile altrimenti lamentarsi che gli italiani non fanno più figli, non garantendo la stabilità della popolazione e l’equilibrio tra giovani e anziani!

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