Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

Continua »

patti con gli elettori e politica “liquida”

L’avvicinarsi di scadenze elettorali, specie di quella provinciale-regionale, fa ritornare le petizioni per “nuovi patti” con gli elettori, per rinnovamenti di patti ed alleanze tra formazioni politiche. Le stesse persone che avevano presentato come nuova un’alleanza o una formazione politica nella precedente elezione invocano di nuovo che di produca una novità all’elezione successiva. E i mezzi di comunicazione accreditano la necessità della novità, pena la perdita di consensi, il cadere dalla cresta dell’onda. E l’onda la creano proprio i mezzi di comunicazione, giornali e TV in particolare.

Mi sono più volte chiesto quali siano le ragioni di tale esigenza di novità e se sia costruttivo sostenerle. Se sono convinto dei principi cui ispiro la mia azione politica e gli obiettivi che intendo perseguire, il modo più razionale di agire è ispirato a continuità, non alla ricerca di novità. Se dei politici puntano sulla novità e se dei giornalisti spingono a ciò, e ciò è ricorrente ad ogni elezione, sorge il dubbio che principi e obiettivi di programma siano solo un mezzo per ottenere consensi per quel particolare momento, esempio di “liquidità della politica” come direbbe il collega Bauman. La stessa parola “patto con gli elettori” evoca una distanza tra politici e cittadini, voi date il voto a me e in cambio vi prometto certe azioni. Altra cosa un rapporto eletto-elettori nel quale il primo rappresenta i secondi, ne esprime ideali e orientamenti all’azione. Non c’è alcun patto tra diversi, ma solo condivisione e comune impegno in un rapporto di fiducia che va assai oltre la logica pattizia.

Da premiare in termini di riconoscimento pubblico dovrebbe essere la durata nel tempo di un impegno politico, che risulta facilitata da un patrimonio ideale di riferimento; un tale patrimonio non si cambia secondo le circostanze e le convenienze di un momento. Il movimento cattolico aveva espresso nel XX secolo una sua presenza politica stabile, apprezzata da molti cittadini. Lo stesso si può dire del movimento operaio socialista o delle correnti laico-liberali, pur nelle divisioni e articolazioni createsi lungo un secolo. Che cosa impedisce che tra i cittadini non possa rinascere la valorizzazione dell’impegno politico a lungo termine, fondato su ideali cui si crede profondamente e che ispirano programmi di lunga durata? Sarebbe un male? Meglio la “politica liquida” che caratterizza l’oggi? La domanda interpella almeno coloro che hanno un patrimonio ideale e di riflessioni culturali, come i cristiani che hanno il grande patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, coloro che amano solidità e non liquidità, continuità e non novità. Ma interpella anche i giornalisti e gli editori, che creano opinione pubblica, l’agorà del mondo contemporaneo. E forse anche coloro che si sentono “costretti” a lanciare novità, ad auspicare nuovi “patti” per paura di non essere sulla cresta dell’onda e perdere consensi: potrebbero essere più liberi di essere loro stessi, non potendo credere che essi siano “liquefatti” nel profondo, travolti dal cinico uso strumentale delle parole e dei rapporti con gli elettori.

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Top