Renzo GUBERT – Chi è?

Nato a Primiero l’11 agosto 1944, primo di dieci figli, padre primierotto (Turra di Pieve la nonna) e madre “fiamaza” (Delmarco di Castello il nonno e Paluselli di Panchià la nonna), famiglia di piccoli contadini in affitto, con il padre che, per necessità, lascia il lavoro agricolo a moglie e figli e fa il manovale stagionale nell’edilizia.

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Concessioni idroelettriche in Trentino: gestione pubblica per più autonomia delle comunità

di il 28 Gennaio 2021 in autonomia, energia con Nessun commento
Caro Direttore,
l’Adige di sabato 23 gennaio ha pubblicato due interventi significativi sulla questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche, una di Gianfranco Pederzolli, presidente del BIM del Sarca e un tempo storico esponente della DC della valle dei Laghi e una di Alessio Manica, consigliere provinciale del PD, entrambi favorevoli a una gestione pubblica dell’uso dell’acqua per la produzione di energia elettrica. Esprimo il mio forte apprezzamento per questa posizione. Finalmente si sta incrinando il sostegno alle privatizzazioni o comunque alla scelta di forme di gestione anche di SpA a presenza pubblica analoghe a quelle del privato, interessate ai dividendi della produzione e della distribuzione dell’energia idroelettrica, sostegno che è derivato da posizioni ideologiche neo-liberiste fatte proprie da almeno trent’anni anche dal maggiore partito della sinistra e dall’Unione Europea.

In Trentino e in Alto Adige la competenza in merito alle concessioni è, dopo lunghe battaglie politiche anche parlamentari, delle due Province Autonome. In uno studio su tutte le regioni alpine, da quelle francesi a quelle slovene e croate, promosso dal Comitato per la Cooperazione tra le Regioni dell’Arco Alpino, studio coordinato e finanziato dalla Regione Trentino – Alto Adige, i cui risultati sono stati presentati al Convegno di Lugano del 1988 e pubblicati nello stesso anno dalla Jaca Book, risultava evidente come la possibilità di decidere sull’uso dell’acqua a scopo energetico è un indicatore potente del grado di autonomia non solo politica, ma anche economica e sociale di una collettività. Dove tale autonomia è mancata per logiche nazionaliste o privatiste, è tutta l’autonomia a soffrirne gravemente. Da Presidente della competente Commissione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa a suo tempo avevo ottenuto l’approvazione dell’Assemblea di una Risoluzione che impegnava a ridare alle collettività locali i poteri per la gestione della risorsa acqua anche a scopo di produzione elettrica. Il Governo ha impugnato la legge provinciale che regola le concessioni, sulla base di posizioni anti-autonomiste che altro non riconoscono che il mercato globale e il criterio del profitto. E’ l’occasione, come scrivono i due interventi citati, per intraprendere con decisione la strada della gestione pubblica totale, ridivenuta ammessa dalle norme europee, come già per le concessioni autostradali. I possibili vantaggi derivanti da collaborazioni con società private del settore possono essere conseguiti con scelte di partnership industriale.

Credo sia utile sottolineare che tale scelta non deve portare a un’unica società pubblica provinciale, sottraendo la gestione della risorsa idrica a scopo di produzione di energia alle comunità locali sulle quali gravano i costi ambientali dell’uso idroelettrico. Ci sono state lunghe battaglie tra le comunità locali periferiche e quelle urbane centrali in Trentino per costruire, pur in un contesto difficile, un sistema societario che rispetti, almeno laddove ci sono già presenze autonome, le comunità di valle o di bacino imbrifero con i loro comuni. Si potrebbe innovare al riguardo, come già in passato mi sono permesso di proporre, costruendo un sistema di società idroelettriche pubbliche di valle o di bacino, che possono raggiungere i vantaggi di economie di dimensione a livello provinciale con una società consortile o con partenship di secondo livello. La crisi di progettazione del futuro dell’autonomia trentina che alcuni denunciano potrebbe trovare una parziale risposta in un sistema di autonomia diffusa che valorizzi le appartenenze di valle, ambito che struttura fisicamente percorsi d’acqua e loro portate.
Cordiali saluti,
Renzo Gubert

Inviato a L’Adige e finora non pubblicato
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