L’Adige del 12 febbraio pubblica un ampio intervento del consigliere provinciale Alessio Manica, del PD, che enuncia le inopportunità dell’intervento della Provincia, in precedenza evidenziate anche da altri scritti già pubblicati, per costruire la Trento Music Arena per il concerto previsto a maggio di Vasco Rossi, primo di quelli che dovrebbero essere eventi di massa. Trovo tuutte le inopportunità elencate assai rilevanti e condivisibili. Mi dispiace che promotore di questa iniziativa sia un Presidente della Provincia che io personalmente e la lista UDC-Centro Popolare abbiamo sostenuto. Tale intervento non era nel programma e neppure è compatibile con i criteri generali di tipo politico e programmatico adottati. A quanto scritto da Manica e anche da Francesco Borzaga aggiungerei altre considerazioni, in parte già pubblicate da l’Adige. La prima e più importante è l’incoerenza di tale direzione di politica culturale con strategie di potenziamento dell’autonomia del popolo trentino. E’ un passo in avanti verso la massificazione eterodiretta, che toglie anima ai fondamenti culturali dell’autonomia, già erosi di per sè da fenomeni non controllabili e massificanti. C’è da chiedersi se non abbiano ragione coloro che rilevavano in ciò una carenza di cultura autonomista specifica della Lega, che ha avuto e ha fondamenti al riguardo diversi da quelli dello spirito autonomista autoctono trentino. Un sintomo non rilevante è lo stesso nome dato alla struttura, una denominazione inglese, come si conviene a chi si adegua ai processi di massificazione contemporanei. Il Presidente della Giunta Provinciale in un suo intervento istituzionale ha vantato la capacità della Giunta di dire sì, evitando gli immobilismi di chi pratica la cultura del no. Spero che si sia trattato di un discorso dettato da nervosismo. Non si può difendere una scelta politica solo per non dire sempre dei no. Le motivazioni politiche devono essere di altro spessore culturale, ma mancano. Conta solo attrarre gente, non importa come e perché. Coalizione popolare autonomista si è denominata la maggiorasnza di governo quando si è presentata agli elettori. Il popolarismo e l’autonomismo aborrono le massificazioni, tanto più se hanno il sapore di dipendenza da culture esterne. Avevo acquistato a suo tempo nelle vicinanze della futura Arena un terreno per costruire un’abitazione per la famiglia. Comune e Provincia hanno cambiato in fretta le norme urbanistiche che lo consentivano e rallentato i processi decisionali della domanda di concessione per impedire la realizzazione del progetto, motivando i dinieghi, anche successivi in occasioni di varianti, con la scelta di non favorire l’edificazione nello spazio fra la città e Mattarello. Constato che anche i più severi cirteri di pianificazione cedono il passo quando di mezzo non c’è una giovane famiglia con figli e e basso reddito, ma gli interessi politici di persone che contano.